Arti & Culture

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La Luce del Colore: Autoritratto dell’Anima. Egon Schiele

La Luce del Colore: Autoritratto dell’Anima. Egon Schiele

In quest’epoca, nella quale sta emergendo fortemente anche la non attendibilità nella  critica dell’arte, immergersi nelle varie biografie storiche degli artisti diventa un impegno assai gravoso. Così ho deciso di dare un piccolo contributo per quanto riguarda la mia visione sui punti che ritengo verosimili dell’opera di questo artista.

 

Egon Schiele (1890-1918), nel 1911, all’età di ventuno anni, in pieno conflitto mondiale, diventa testimone delle vicissitudini del suo tempo. Il suo singolare stile lo colloca tra i pittori della corrente Espressionista austriaca, in particolare nel movimento di secessione viennese, nato agli inizi del xx secolo. Da molti anni sono affascinata dalle opere di questo artista, forse anche a disagio per la sua audacia nel muovere prepotentemente il valore dell’esperienza interiore, dei turbamenti e delle passioni più profondi, egli scava, per mettere a nudo l’anima. E se è vero che la conoscenza è luce, Egon Schiele, costruisce passo per passo un’opera che diventa visibile, ed è così che la tela prende il posto dello specchio. In questo autoritratto datato 1910, emerge prorompente l’io dell’artista che decide di usare lo specchio per conoscere meglio se stesso. L’immagine speculare non viene usata da Schiele per creare identità, ma per la ricerca dell’invisibile che poi fissa nel quadro. Nella sua breve e intensa opera pittorica, terminata con la morte di febbre spagnola nel 1918, Egon ha raggiunto una maturità eccellente, grazie ad un processo di cambiamenti che a volte hanno indignato, sconvolto e commosso i suoi contemporanei, ha vissuto gli ultimi splendori di un’epoca devastata dalla prima guerra mondiale, sofferto le angosce, incarnando contemporaneamente l’anima più antica e l’espressione più rivoluzionaria del suo tempo. Cito una sua breve poesia, come stimolo per chi vuol iniziare un viaggio attraverso lo sguardo attento di un uomo che ha osato credere nel suo talento.   

“Eterno è Dio, che l’uomo lo chiami Buddha, Zarathustra, Osiride, Zeus o Cristo ed eterno come lui è ciò che vi è di più divino dopo Dio: l’arte. L’arte non può essere moderna, l’arte appartiene all’eternità.”

 Egon Schiele, Diario dal Carcere                                            

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