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Il Teatro parte dall’umano e si rivolge all’umano, nella sua complessità e nelle varie dimensioni: creativa, psicologica, etica, storica, sociale, politica e spirituale. Dimensioni che partono dal comune denominatore dell’impermanenza e dell’immaginazione.
Qualche decennio fa, ci fu un grande dibattito su quello che si definì “l’effimero teatrale”, ovvero quella particolare caratteristica dell’arte del palcoscenico che la rende fruibile solo nel momento della performance, per poi ripetersi, mai davvero uguale, nelle repliche successive.
Questo senso di inafferrabile e mai archiviabile natura, permea l’agire del teatro, ne costituisce il fascino e sottrae quest’arte alla più sfrenata commerciabilità.
Nel chiederci quale possa essere la peculiarità dell’arte teatrale nella nostra epoca ipervisuale, atrofica e permeata da profitto economico, possiamo individuare anche in questa caratteristica dell’essere effimero, il senso della sua esistenza e l’urgenza della sua salvaguardia nelle comunità sociali.
Il teatro è vivo ed unico solo in quel magico momento della rappresentazione e la sera dopo lo stesso spettacolo sarà comunque diverso, davanti a persone diverse, con tante piccole differenze, dovute allo scorrere del tempo. La sua natura fluisce nel rapporto con lo spettatore, che è un autentico rapporto umano, vivo, impermanente, come la vita stessa.
Il Teatro parte dall’umano e si rivolge all’umano, colto nella sua complessità e fluttuazione nelle varie dimensioni: creativa, psicologica, etica, storica, sociale, politica e spirituale.
Per parlare del concetto di missione in relazione all’arte teatrale, possiamo dire che, nel corso dei millenni, un filo sottile l’ha sempre attraversata e, se vogliamo dargli un nome, può essere senz’altro “immaginazione”. Il teatro è portatore, stimolatore di immaginazione e riflessione sulla natura umana e sulle società, che ha accompagnato nei millenni.
Per parlare concretamente, in una rappresentazione teatrale è difficilissimo assistere ad un omicidio dal vivo. Quando la storia lo prevede, esso è sempre raccontato, è avvenuto dietro le quinte. Anche nella tragedia greca, ad esempio, Clitemnestra pugnala Agamennone, ma il pubblico non vede l’atto efferato. Lei lo racconta subito dopo entrando in scena, dicendo “….. l’ho colpito due volte e due volte urlando lui si è accasciato…. Il sangue schizzando sotto il coltello che l’ha ferito, mi ha tutta bagnata, con le sue gocce oscure, dolci per me, come quelle della rugiada, che piove nel seno dei boccioli aperti….” (Orestiade, Agamennone – trad. P.P. Pasolini).
Questa è un’immagine molto più potente e profonda di quella che avremmo potuto vedere in un atto di bassa finzione. Uno stimolo all’immaginazione, che scava nella psiche umana, nella sempre valida catarsi aristotelica.
Nelle rappresentazioni teatrali si può dire che in realtà non accade mai nulla, tutto è raccontato, evocato, attraverso le visioni e le emozioni dello spettatore e anche dell’attore, visioni che, sera dopo sera, sono sempre diverse, effimere, individuali e anche collettive, in un flusso organico.
Il suo è un linguaggio bipolare, capace di parlare contemporaneamente al nostro cervello e alla nostra psiche.
Quindi possiamo dire che il teatro è veicolo di unicità, autenticità, irripetibilità ed è esercizio di immaginazione. Anzi forse uno dei compiti principali dell’arte teatrale è proprio quello di “conservare” e alimentare questa capacità umana, di sogno e riflessione.
Assistiamo invece nel mondo dello spettacolo, soprattutto nel cinema, a vere e proprie indigestioni di immagini, effetti speciali, mostri che vengono sbudellati, violenze che in realtà sono talmente totalizzanti, che impediscono allo spettatore di immaginare altro, inibendo proprio la funzione del sogno.
Ecco, senza voler criticare un mercato, senz’altro florido, occorre però alimentare la consapevolezza su quelli che sono i meccanismi di fruizione delle arti dello spettacolo, chiedersi almeno se si è spettatori attivi o passivi, se sto sognando oppure se mi sto solo saturando, per non pensare.
Il teatro ha proprio la funzione opposta: stimolare il pensiero e l’immaginazione.
Ogni società ha il proprio teatro, nelle forme più svariate e scorrendo la storia del teatro mondiale nei secoli, possiamo renderci conto di quanta ricchezza e quanta bellezza permeino quest’arte. Occorre quindi continuare a crederci e cercare di portare a teatro più persone possibili, per il bene dell’umanità!
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