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In differenti epoche, la storia del pane è sempre stata legata a movimenti sia politici, sia economici.
I fornai hanno sempre avuto fama d'essere rivoluzionari, poiché i forni, dato il loro insolito orario di lavoro, erano luoghi ideali per le riunioni clandestine.
L’idea suggestiva di pane, pane come vita, mi si rafforza ogni mattina quando vado a comprarlo nel negozietto del paese (magazinul), dove attualmente abito in Romania.
Ho scoperto che nella lingua romena, “pane” si traduce “pâine”. Pâine, nella grammatica romena, è sostantivo femminile.
Sostantivo femminile!
Uauh, che intrigante accostamento al concetto di pane, che da secoli rappresenta la vita!
Anche farfalla è un sostantivo femminile.
Un’amica di antica data mi manda un frammento di Loretta Bolgan (biologa, farmacologa esperta di vaccini).
«I biologi hanno scoperto che all'interno delle cellule del tessuto del bruco ci sono cellule chiamate cellule immaginative.
Risuonano su una frequenza diversa.
Inoltre, sono così diverse dalle altre cellule che il sistema immunitario del bruco le prende per nemiche e cerca di distruggerle.
Ma continuano ad apparire nuove cellule immaginative e sempre di più...
Improvvisamente il sistema immunitario del bruco non può più distruggerle abbastanza velocemente e diventano più forti, collegandosi le une alle altre, per formare una massa critica, che riconosce la loro missione di realizzare l'incredibile nascita di una farfalla. …»
E se delegassimo alla Donna il compito di gestire le sorti del mondo?
«… le cellule immaginative prevarrebbero e farebbero uscire la farfalla da un mondo di vermi!»
«Nonostante il clamore della paura, dell'avidità, del consumo eccessivo e della violenza, che si esprime attraverso il tessuto sociale, esiste un'unione di uomini e donne che possiamo chiamare cellule immaginative, che rivelano un mondo diverso, una trasformazione, una metamorfosi.»
Quella volta che Papa Luciani disse che Dio è madre!
«… noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile … ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre».
Parole piene di tenerezza per il mondo, straziato da inutili stragi.
Eppure, furono parole che sollevarono sospetto in qualche benpensante edotto di teologia che gridò all’eresia, ma anche in parte del popolo di Dio, abituato a vederLo in un Padre, in un uomo, in un sacerdote e non in una donna, o in una madre.
Papa Ratzinger rimise tutto a posto.
Così, nel complesso di simboli e credenze sul genere femminile date per scontate, donna significa certo bellezza, accoglienza, cura, riproduzione, maternità, dolcezza, mistero, eleganza, compostezza, condiscendenza, ma la funzione delle donne è ritenuta prima di tutto quella riproduttiva e le loro capacità più meritevoli sono legate alla cura, all’occuparsi e alla riproduzione della specie.
L’associazione tra donne e materno aleggia, quasi subcosciamente ripetuta, anche nella Costituzione Italiana.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso
Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale, fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi
Art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione
Comprensibile, visto che la Costituzione della Repubblica italiana viene alla luce dopo la parentesi fascista durante la quale la donna fu relegata al ruolo di madre di famiglia e nulla più (priva del diritto di voto e vincolata, anche economicamente, all’uomo senza alcuna possibilità di indipendenza ed autonomia).
Ma circa il proponimento di affidare alla Donna le sorti della conduzione mondiale?
Se pane uguale vita, farfalla uguale libertà, Donna uguale futuro?
Da sempre considerata un essere inferiore all’uomo, la donna ha subìto nel corso dei secoli sopraffazioni e violenze inaudite. Relegata dall’uomo al ruolo di domestica (quando andava bene), oppure di incubatrice di figli. Ora il riconoscimento di parità dei diritti è in stato avanzato e raccoglie nel mondo (anche se non dappertutto) ampi successi, ma molto più complessa è la lotta per rendere effettivi quei diritti. Non basta, cioè, che i pari diritti tra uomo e donna vengano riconosciuti dalle leggi, occorre poi vigilare ed agire affinché i diritti non restino sulla carta, ma si realizzino in concreto nella vita sociale, economica e politica di tutti i giorni.
L’esperienza di conduzione femminile delle sorti del mondo da parte di alcune donne non pare molto incoraggiante, se si osserva che nei posti di comando sovente queste scimmiottano i maschi, accentuandone gli aspetti negativi, peggio dei peggiori.
Anche la Donna ha bisogno di ritrovare se stessa quindi, non è questione di genere.
Ma è sempre stato così?
Le Dee Madri.
I profili severi delle Dee Madri in pietra della cultura sarda e mediterranea richiamano all’esempio straordinario di conduzione al femminile, che ci viene dall’affascinante storia di Eleonora d’Arborea.
Eleonora d'Arborea fu uno dei più potenti e importanti, e uno degli ultimi, giudici del Giudicato di Arborea in Sardegna e l'eroina più famosa della Sardegna.
Alla fine del XIV secolo Eleonora d'Arborea promulgò La Carta de Logu, un'opera di fondamentale importanza, volta a disciplinare in modo organico, coerente e sistematico alcuni settori dell'ordinamento giuridico dello stato sardo indipendente dell'Arborea.
La Carta de Logu segna una tappa storica anche a livello europeo, fondamentale verso la piena attuazione di uno "stato di diritto", cioè uno stato in cui tutti sono tenuti all'osservanza e al rispetto delle norme giuridiche.
La Carta de Logu sopravvisse alla fine del regno arborense e dei giudicati sardi e rimase in vigore persino in epoca spagnola e sabauda fino all'emanazione del Codice di Carlo Felice nell'aprile 1827.
Il suo valore è rimasto inalterato, anche se in parte ignorato, nel corso dei secoli. In essa l'attualità è pressante. Basti pensare alla tutela e alla posizione della donna; alla difesa del territorio e delle sue risorse.
Nell'Europa coeva dei sacchi e dei ratti, dove la donna, non di rado, era considerata merce di scambio e terminale passivo delle bramosie maschili brilla, come in un cielo senza luna, la figura femminile sarda d'età giudicale.
Dotata d'una forte autonomia, signora indiscussa della casa e degli affetti, "sa Fèmina", nella percezione e nella legislazione isolana, era sede riconosciuta di una piena dignità sociale ed individuale, forte inoltre dell'antica legge regia sarda, secondo la quale le donne potevano succedere al padre o al fratello.
Eleonora non mostrò mai la visione assolutista del signore al vertice di un'oligarchia e lontano dalle ragioni del popolo, ma piuttosto quella di chi ritiene di avere la propria legittimazione a regnare proprio nel popolo.
Gli interessi della giudicessa furono legati strettamente a quelli dello Stato e fu sempre lei a riportare la legge e l'ordine per porre un freno al dilagare della violenza dei sardi durante la guerra. Le regole, le leggi garantirono la pace, cioè l'ordine nel tempo, il futuro.
Il controllo del potere fu per Eleonora un punto vitale, la scelta tra la vita e la morte.
La Carta de Logu continua ad essere considerata uno degli statuti più interessanti del Trecento. La sua lettura delinea, disciplinate in modo chiaro e rispondente alla esigenza della certezza del diritto, numerose situazioni (ed i corrispondenti istituti giuridici) ancor oggi di grande attualità. Si pensi, come detto, alla tutela e posizione della donna, alla difesa del territorio, al problema dell'usura, all'esigenza di certezza nei rapporti sociali, tutti argomenti più volte ripresi nel testo.
Dopo essere riuscita a completare il progetto del padre, di riunire quasi tutta l'isola sotto il suo scettro di giudicessa reggente, tenendo in scacco e ricacciando ai margini dell'isola (in alcune fortezze sulla costa) le truppe aragonesi, Eleonora vide crollare il suo progetto, in seguito ad un'imprevedibile incognita della sorte: la peste, della quale si dice che forse morì e che consegnò senza combattere la Sardegna agli Aragonesi.
Non questione di genere, ma tempo di risveglio!
Loretta Bolgan(1) ricorda che: «Già nel 1969 Margaret Mead(2) ha dichiarato:
"Non dobbiamo mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini motivati e determinati possa cambiare il mondo"
Credo fermamente, come molti altri, che ci sia un fermento evolutivo nel tessuto della società attuale.
Nonostante il clamore della paura, dell'avidità, del consumo eccessivo e della violenza che si esprime attraverso il tessuto sociale, esiste un'unione di uomini e donne che possiamo chiamare cellule immaginative, che rivelano un mondo diverso, una trasformazione, una metamorfosi.
Il poeta uruguaiano Mario Benedetti(3) ha scritto:
′′Cosa accadrebbe se un giorno, ci svegliassimo e ci rendessimo conto che siamo la maggioranza"?
A quel punto le cellule immaginative prevarrebbero e farebbero uscire la farfalla da un mondo di vermi!
È TEMPO DI RISVEGLIO!
Gruppi di cellule immaginative si riuniscono ovunque, iniziano a riconoscersi, sviluppano gli strumenti organizzativi per aumentare il livello di coscienza, affinché la prossima tappa della società umana si manifesti, per creare una nuova dimensione della vita, una società che smetta di essere un bruco e possa diventare farfalla, una società più compassionevole e giusta, un'umanità radicata nella felicità e nella comprensione reciproca.»
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(1) Loretta Bolgan, biologa,farmacologa esperta di vaccini
(2) Margaret Mead antropologa culturale americana
(3) Mario Orlando Hardy Hamlet Brenno Benedetti Farrugia, giornalista, romanziere e poeta uruguaiano
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