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Leggere la realtà come dipinto di arte astratta e attivare lo sciamano dentro di noi
Per parlare di futuro, mi lascio ispirare dall'opera "Abandoned" dell'artista Gheorghe Virtosu nato nel 1968, in un piccolo villaggio della Bessarabia, regione storica tra Romania, Moldavia e Ucraina. Come tanti grandi anche lui ha vissuto l'esperienza del carcere, arrestato dalle autorità francesi, accusato di aver creato una delle più grandi reti di immigrazione in Europa dopo la Grande Guerra. https://www.virtosuart.com/artists/gheorghe-virtosu
Di lui, l'artista e critico d'arte Robert McIntosh scrive: "I leitmotiv del pensiero di Virtosu sono: fede contro scetticismo; speranza contro pessimismo; impegno contro neutralità; autodeterminazione contro fatalismo; libertà immaginativa contro ideologia." e dell'opera "Abandoned" spiega: "La composizione degli elementi visivi all'interno è forte. L'osservatore può identificare con lo sfondo una forte eco di abbandono, lamento e paura che molti hanno affrontato e ne sono stati colpiti. I colori più chiari, anche se difficilmente presenti, sono il barlume della nostra speranza in diminuzione, ma non la disperazione. Nel mezzo di un'oscurità che sta schiacciando le nostre stesse anime, stiamo auspicando, per quanto poco, che l'arancione e il giallo escano dal loro spazio ristretto e sopraffaccino l'oscurità." https://www.virtosuart.com/index.php/gallery/gheorghe-virtosu/collection-2017/abandoned
"Scomponete in sillabe per andare a capo", insegnava il maestro alle elementari. Così, mentre ne parliamo, futuro diventa fu-tu-ro. Sillabe interessanti per un gioco di fantasia.
Fantasia astratta o riflessione profonda?
Voce del verbo essere, al passato remoto. Come non riflettere sul passato che quando proviamo a immaginare il futuro, per poi costruirlo?
Adesso è di moda dire di liberarsi del passato e vivere il presente per costruire il domani, ma cosa insegna la storia?
"La storia è una menzogna reciprocamente accettata" indica Voltaire.
Pur escludendo la mala fede, benché a pensar male si faccia peccato, ma sovente ci si indovina, come minimo la scrittura della storia pecca di superficialità e approssimazione.
Leggo che la più grande delle piramidi sull'altopiano di Giza in Egitto, alta quasi 150 metri, è costituita da 1,5 milioni di singoli blocchi di pietra. Alcuni pesano 70 tonnellate, sono perfettamente tagliati e uniti e non lasciano spazio per un foglio di carta tra di loro. Con la stessa quantità di pietra che è composta la Grande Piramide, potrebbero essere costruiti 30 edifici dell'Empire State, e di tutti i blocchi di pietra esistenti su questo altopiano, un muro potrebbe essere eretto intorno alla Francia alto 3 metri e spesso 1 metro. Alcuni di questi monoliti giganti provengono da cave a centinaia di chilometri di distanza.
Ci viene detto che sono costruiti da popoli "primitivi"!
E che dire delle mura impossibili nelle Ande?
Mura gigantesche, composte da blocchi giganti e pesanti svariate decine di tonnellate, spostati a 3.500 metri di altezza. Sono stati spostati da un popolo che, secondo la ricostruzione degli archeologi, non avrebbe dovuto possedere animali da traino come tori o cavalli. Visto che sulle Ande crescono solo piccoli arbusti, questo popolo non possedeva corde robuste probabilmente non usava nemmeno la ruota per i trasporti. Come ha fatto?
Domande che da decenni frullano nella mente degli archeologi che studiano in Perù.
Ora ci si azzarda a dire che si tratta di rocce sintetiche, o “geopolimeri”. Vorrebbe dire che i costruttori non avrebbero spostato nessuna roccia. Piuttosto, avrebbero trasportato con calma a dorso di lama migliaia e migliaia di sacchi di “ingredienti” per realizzare le rocce sintetiche direttamente sul posto. Poi avrebbero mescolato tutti gli ingredienti, e la roccia, come per magia, si sarebbe formata davanti ai loro occhi. Questo processo di realizzazione di un “geopolimero” è assolutamente scientifico, e perfettamente realizzabile. A patto di avere la tecnologia e le conoscenze di chimica necessarie per farlo.
Da riflettere.
Si è iniziato a realizzare geopolimeri solo dal 1950. Ma allora quali conoscenze della chimica possedevano questi costruttori, se sono riusciti a farlo millenni prima di noi? Da dove venivano? E perché sui due lati dell’Atlantico, in Perù e in Nord Africa, popolazioni antichissime riuscivano già a realizzare rocce sintetiche?
Si dice che la razza umana esista da almeno 200.000 anni. Eppure, la storia compresa tra 75.000 e 6.000 anni fa ci è praticamente sconosciuta.
Sapere da dove si viene può aiutare enormemente a capire dove si è e dove si sta andando. Tutto ciò che oggi crediamo di essere e il modo in cui guardiamo la realtà, è in gran parte basato sulla nostra convinzione, nei racconti di ciò che è accaduto in passato.
Pare che il cervello veda solo cose delle quali possiede ricordo, solo riconoscere. Si dice che gli indigeni non vedessero arrivare le Caravelle di Cristoforo Colombo, non avendone mai avuto memoria. Solo lo sciamano, incuriosito dall'anomalo sciapordio sulle acque del mare, attivò i suoi poteri fino a vederle e quindi raccontarlo ai suoi.
Se tutto nell'universo segue la regola della nascita, della crescita, della decadenza e morte, quante volte la civiltà umana è scomparsa, per poi ricominciare in forma primitiva, senza che se ne abbia più consapevolezza?
Sarà così ancora una volta?
Arriveranno gli esseri umani a festeggiare l'anno 2.500?
Urge per ciascuno contrastare quel futuro che altri vogliono imporre. Quale? Vedi ad esempio Davos.
I temi del dibattito al WEF - Davos 2023 (World Economic Forum) sono stati:
Con più di 200 jet, elicotteri e auto blindate, hanno partecipato al WEF 116 miliardari, 600 amministratori delegati, 500 giornalisti e 400 politici. Obiettivo: ridisegnare il futuro dei popoli e dei loro Stati, sulla base di un unico governo globalista.
Ri-disegnare il futuro dei popoli!
In uno scenario apocalittico da ultimo giorno dell'umanità! Guerre, cataclismi, crisi economiche e sanitarie.
Il rischio che la nostra indifferenza a certi progetti è che si accrleri il processo di rendere il domani un FU...turo.
"FU", un passato remoto senza più averne consapevolezza.
Non mi arrendo però e lancio, come metafora, il proponimento di diventare ciascuno una splendida Venezia, città impossibile costruita sul mare.
Ma come è che FU ...Venezia?
Questa città, gioiello dell'umanità è costruita sul mare e si erge su esso grazie a numerosissimi pali di legno infissi sul fondo. Metafora per noi. Che pali ci possono essere utili? Ricaviamoli dal bosco della cultura, della poesia, dell'arte, della spiritualità ... ce ne sono a iosa; poi piantiamoli bene sul fondo del nostro mare.
Benché Franco Battiato, sollecitato dall'esperienza del Festival di Sanremo, in una intervista denunciasse nel 2017:
"Per la cultura questi sono periodi difficili. Stiamo vivendo una sorta di oscurantismo culturale che sta facendo precipitare la nostra società in derive inquietanti. Eppure la cultura non è argomento da sottovalutare, e nemmeno da minimizzare, perché da essa dipende l’emancipazione sociale di un popolo...",
comincio la raccolta dei pali riprendendo i tronchi del già citato Virtosu Gheorghe:
Senza dimenticare lo sprone del Maestro Daisaku Ikeda
voglio pure utilizzare il potente Dante Alighieri, ricordando l'esortazione di Ulisse ai suoi per navigare oltre il limite delle colonne d'Ercole:
mentre vado a rifornirmi di robusti sostegni in una poesia del sardo Agostino Degas:
Che io sia Venezia, splendido gioiello sul mare.
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