Indirizzo Email
info@centrostudinvictus.it
redazione@centrostudinvictus.it
Indirizzo Uffici
Via Ernesto Rossi n. 34
57125 Livorno
Pace: miraggio o reale possibilità
In un momento chiave del celebre film sul generale Patton, George Scott attraversa il campo di battaglia a combattimento concluso, di fronte a lui la devastazione, l’orrore: cadaveri, corpi dilaniati, gemiti, richieste di aiuto, terra sventrata, carri armati bruciati. Volgendosi verso questo scempio esclama: «Come amo tutto questo. Che Dio mi aiuti, lo amo più della mia vita».
È significativo che James Hillman abbia scelto questa scena per introdurre il provocatorio tema del suo libro: la guerra come pulsione primaria e ambivalente della nostra specie, dotata di una carica libidica non inferiore a quella di altre pulsioni che la contrastano e insieme la rafforzano, quali l’amore e la solidarietà.
Il presupposto è che se di quella pulsione non si ha una visione lucida, ogni opposizione alla guerra sarà vana. Hillman risale al carattere mitologico e arcaico di tale ambivalenza, che si può riassumere nell’inseparabilità di Ares e Afrodite, del bene e del male. Ci guida a scoprire la scandalosa verità che la guerra più che un’incarnazione del male è, in ogni epoca, una costante della dimensione umana, troppo umana.
E lo fa riportando dettagliati rapporti dal fronte, lettere di soldati, analisi di esperti in strategia, oltre che esaminando testi di scrittori e filosofi.
Afferma: «non esiste una soluzione pratica alla guerra, perché la guerra non è un problema risolvibile con la mente pratica, la quale è più attrezzata per la sua conduzione, che per la sua elusione o conclusione. La guerra appartiene alla nostra anima, come verità archetipica del cosmo. È un’opera umana e un orrore inumano e un amore che nessun altro amore è riuscito a vincere. Possiamo aprire gli occhi su questa terribile verità e, prendendone coscienza, dedicare tutta la nostra appassionata intenzione a minare la messa in atto della guerra, possiamo comprenderla meglio, differirla più a lungo, lavorare per sottrarla al sostegno di una religione ipocrita».
La cosa interessante è che J. Hillman è un pacifista, ma pur essendo un intellettuale di sinistra, non è per fortuna un intellettuale organico. Pensa che la verità vada guardata in faccia, non negata, né travisata dall'ideologia, né manipolata. È un pensatore di professione, uno che usa con naturalezza il pensiero critico, il che lo porta ad essere continuamente in contrasto con l'opinione corrente.
Un commentatore americano lo ha definito uno dei guaritori del nostro tempo. In effetti per capire il suo libro sulla guerra, bisogna tenere presente che J. Hillman è innanzitutto un terapeuta. «Questa analisi, con tutta la sua spietatezza» scrive, «è un gesto di prevenzione, un tentativo di shockterapia».
Nessuna esegesi razionale nessuna elencazione di cause ci illumina sul dato di fatto: l'inevitabilità della guerra, verso cui i popoli si precipitano ineluttabilmente e spesso con esultanza.
Il mestiere di Hillman è indagare e conoscere la natura di tutto ciò che, nella psiche individuale e collettiva, trascende sia la ragione, sia la volontà, in definitiva la coscienza. La guerra non appare essere quindi disumana, ma umana perché appartiene all'uomo tutto intero, includendo la sua razionalità e il suo pensiero scientifico. Non si può affermare che nel fare la guerra l'uomo non sia razionale, eppure la guerra è irragionevole.
In guerra tutti perdono. Possiamo dire che la guerra sia un’opera umana e un orrore inumano.
Secondo l'autore del testo in oggetto, la pulsione della guerra va affrontata applicando l’analisi del profondo, la psicologia archetipica, che permette di arrivare ai suoi miti, che sono la normazione dell’irragionevole.
Fino agli abissi della crudeltà, dell'orrore e della tragedia, come fino alle altezze della sublimità mistica.
Realizziamo i nostri progetti con tre elementi essenziali:
Promozione, Informazione ed Educazione.
Sede: Via Ernesto Rossi n.34, 57125 Livorno
C.F. 92137740491
info@centrostudinvictus.it
Commenti offerti da CComment