Occhio Critico

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La piattaforma Futura: dall’apprendimento online, all’apprendimento onlife.

 Libere riflessioni ispirate dalla lettura del PNRR a proposito di come dovrebbe trasformarsi la scuola italiana, per allinearsi alle priorità dell’Unione Europea, considerando che essa rappresenta un luogo di vita, di incontro, di confronto, di crescita, di sviluppo della persona nella sua interezza e non solo luogo di apprendimento di nozioni.

Il concetto di transizione digitale, corredato dai termini di scadenza che ne scandiscono le tappe, declina la trasformazione profonda del sistema italiano di istruzione, che emerge dalla lettura del PNRR, verso la relativamente veloce sostituzione dell’apprendimento in luoghi fisici (le aule) e del contatto con persone in carne ed ossa (i professori e i compagni di classe) con ecosistemi di apprendimento. L’esperienza pandemica, tramite l’imperativo sanitario e lo sfruttamento della paura, ha avuto, lo afferma lo stesso documento del PNRR, “un rilevante impatto nell’accelerazione dell’utilizzo di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, la robotica, l’automazione, la realtà virtuale e aumentata…”. Qualche mese fa il piano scuola, ha promesso centinaia di migliaia di euro per “accelerare il processo di transizione digitale della scuola italiana in tutte le diverse dimensioni, per allinearlo alle priorità dell’Unione Europea” e ha imposto una tabella di marcia nel processo di digitalizzazione della didattica  e della riorganizzazione scolastica, da qui al 2025.

Il primo passaggio sulla via della trasformazione riguarda l’ambiente di apprendimento : “Gli ambienti fisici di apprendimento non possono essere progettati senza tener conto degli ambienti digitali (ambienti online tramite piattaforme cloud di e-learning e ambienti immersivi in realtà virtuale). L’utilizzo del metaverso in ambito educativo costituisce un recente campo di esplorazione, l’eduverso, che offre la possibilità di ottenere nuovi spazi di comunicazione sociale, maggiore possibilità di creare e condividere, offerta di nuove esperienze didattiche immersive attraverso la virtualizzazione, creando un continuum educativo e scolastico fra lo spazio fisico e lo spazio virtuale per l’apprendimento, ovvero un apprendimento onlife”.

Come vediamo nel documento del PNRR si parla di apprendimento onlife, evidente neologismo riferito ad online, assurto quest’ultimo ad entità primaria, da cui derivare il resto dell’esperienza  umana. Poi ci sono i Next Generation Labs, da istituire presso gli istituti superiori che hanno l’obiettivo di permettere lo “svolgimento di attività autentiche  e di effettiva simulazione dei contesti…”. Continuando a scorrere il documento sembra che la direzione sia il progressivo superamento della scuola come l’abbiamo sempre conosciuta: mura, persone, strumenti didattici, per trasformarsi nel regno etereo del metaverso. Tutta la fisicità che è parte integrante, nutre, vivifica, sostanzia il processo di apprendimento e la crescita personale, a partire dalle relazioni con i pari e con gli insegnanti, sembra essere messa in secondo piano, quasi sparire insieme ai banchi, ai libri, alla carta, alla penna (già in un altro articolo avevamo sottolineato quanto lo scrivere a mano fosse collegato allo sviluppo non solo della motricità fine, ma di una serie infinita di attitudini superiori), all’umanità, fatta di corpi e spirito, di pensiero e di creatività. 

Ma… in totale rotta di collisione con il piano scuola 4.0, a dicembre 2022 compare una circolare del Ministero dell’Istruzione intitolata: “Indicazione sull’uso dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe”, volta a contrastare gli utilizzi impropri non consentiti. In particolare l’allegato alla circolare, che riporta la Relazione finale dell’indagine conoscitiva condotta dalla Settima Commissione Permanente del Senato “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”, relazione redatta sulla scorta di una vasta letteratura scientifica internazionale, delle valutazioni di psichiatri, neurologi, psicologi, pedagogisti, esponenti delle forze dell’ordine che sottolineano i gravissimi danni fisici e psicologici che derivano dall’uso/abuso della strumentazione digitale, fino a una “progressiva perdita delle facoltà mentali essenziali, cioè di quella facoltà, che sommariamente chiamiamo intelligenza”.

“I dispositivi diventano una sorta di appendice del corpo, generano dipendenza e riducono la plasticità del cervello”, continua la relazione. 

Dal ciclo delle audizioni svolte e dalla documentazione acquisita, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento, anzi...

I ragazzi durante il lungo periodo del distanziamento forzato, legato alla pandemia, dalla scuola come luogo fisico anche di nascita e sviluppo di relazioni amicali e affettive, hanno manifestato disagio, molti di loro hanno necessitato di interventi psicologici e sanitari, non per niente è stato istituito il “bonus psicologo”.

Se spingiamo il nostro sguardo, come la stessa relazione suggerisce,  al di fuori dai confini nazionali ed europei, possiamo avere una visione prodromica del disastro annunciato, vedremo infatti concretizzati gli effetti che l’intossicazione digitale ha prodotto e può produrre sulle giovani generazioni. In Cina, Giappone, Corea, infatti, proliferano centri di disintossicazione e riabilitazione.

Ora la contraddizione salta prepotentemente agli occhi: da una parte il Ministero  spinge sull’attuazione del Piano scuola 4.0 e dall’altra ci avverte dei rischi.

Come genitori e professionisti dell’educazione possiamo stare a guardare e rassegnarci ai danni che l’abuso digitale sta producendo sugli studenti e sui più giovani o segnalare il problema e sollecitare l’individuazione di possibili correttivi?

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