SCIENZA E VITA

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Il pensiero critico fra convergenza e divergenza

Pensiero Divergente e Zero Point Energy, per un Reset Umanistico

Abbiamo assistito, negli ultimi anni, all';emergere di un pensiero unico, impositivo e senza dubbi.
Uno stile di pensiero che non tollera posizioni differenti dalla propria e che relega le voci fuori dal
coro a rumore di fondo.
Chi ha adottato questo tipo di pensiero è diventato comunicativamente chiuso, arrogante e dispotico.
Chi invece ha coltivato un pensiero dialogico e relazionale - e quindi critico - ha sempre accolto la
nascita di opinioni alternative.
Il significato di pensiero critico oggi proposto nei mass media si basa sull’associazione di “critico” ad
“alternativo”, per sconfinare molto presto nel campo semantico del “disordine” e della “polemica”.
Una vera e propria deriva del senso, utile a nascondere la vera funzione del pensiero critico.
In pochi prodotti televisivi capita raramente di assistere a un confronto civile e dialogico fra due tesi
contrapposte. Nella maggior parte dei casi, la posizione ideologica più in voga del momento non viene
messa in discussione da un contraltare adeguato. Il risultato è spesso un gran polverone mediatico, che
serve solo a limitare il coinvolgimento critico degli spettatori.
Ma perché è importante fare una diagnosi della funzione critica nella TV e nei mass media?
Perché è attraverso questi canali che, in larghissima parte, ci viene raccontato ciò che succede nel
mondo.
Le narrazioni però non sono la stessa cosa dei fatti, per usare una distinzione cara ad Alessandro
Baricco. Il fatto è la parte oggettiva di un evento, la narrazione è il modo di guardarlo e interpretarlo
da parte di uno o più soggetti.
Le narrazioni dei mass media ottengono la fiducia di una grandissima parte della popolazione.
Come emerge dal quindicesimo Rapporto sulla comunicazione del Censis, la televisione è considerata
affidabile dal 69,1% degli italiani.
(https://www.censis.it/comunicazione/15%C2%B0-rapporto-censis-sulla-comunicazione/la-fiducia-
nei-media-al-tempo-delle-fake-news).
Molti cittadini quindi attribuiscono autorevolezza a programmi televisivi che utilizzano il conflitto e il
litigio per aumentare l’audience. Ma se i problemi di questo modo di fare tv sono quelli evidenziati in
precedenza, la possibilità di formarsi un’idea libera e indipendente dalle scelte editoriali dei
programmisti è, su questi canali, piuttosto limitata.
Secondo il World Press Freedom Index, per quanto concerne la libertà d’informazione, l’Italia si
posiziona al quarantunesimo posto, vicino ad Argentina e Croazia. (https://rsf.org/en/index)
Un ulteriore giro di vite alla libertà d’informazione è stato dato con l'introduzione del fact checking:
una forma di controllo e verifica delle informazioni nella quale i “controllati” finanziano direttamente
i “controllori”, tra regole di ingaggio poco chiare e conflitti di interesse.
(https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/fake-news-sui-social-quanto-possiamo-fidarci-del-
fact-checking-ecco-le-contraddizioni/).

Fin qui abbiamo evidenziato quanto sia difficile allenare uno sguardo critico sul mondo, se la dieta
mediatica è costituita esclusivamente da media mainstream.
Ora, invece, proviamo a osservare più da vicino il tipo di pensiero che questa situazione alimenta.
È un pensiero che si adatta alle coordinate prestabilite, che procede in modo lineare senza mai
guardarsi intorno, senza esplorare altri terreni al di fuori di quello in cui è cresciuto.
Un pensiero che non tollera posizioni differenti e che concepisce un solo modo di vedere le cose.
Nel primo paragrafo lo abbiamo chiamato “pensiero unico” ma, a guardarlo bene, sembra, per alcuni
aspetti, la versione povera del pensiero convergente.
Lo psicologo Joy Paul Guilford individua due modalità di pensiero: il pensiero convergente e il
pensiero divergente.
Il primo è un processo logico-deduttivo: si muove su binari prestabiliti e giunge a un’unica soluzione.
Il secondo, invece, è un processo creativo: affronta un problema da nuove prospettive, giunge a un
risultato efficace e allo stesso tempo originale.
Queste forme di pensiero sono legate a due parti fisiche del nostro cervello: l’emisfero sinistro per
quanto riguarda la logica e l’emisfero destro per la creatività.
Il corpo calloso li unisce anatomicamente e permette un'integrazione, una combinazione, una sintesi
tra pensiero convergente e pensiero divergente.
L’efficacia del primo o del secondo dipende dal tipo di problema che si sta affrontando.
A volte c’è bisogno di procedere in modo sequenziale, altre volte, invece, è necessario tenere la mente
aperta su più possibilità per concepire ciò che ancora non è stato inventato.
Quando la risposta a un problema non ci convince - e qui mi riferisco al mondo della politica e del
dibattito pubblico - è fondamentale l’esercizio del pensiero divergente per trovare un’alternativa, ma è
necessario argomentare la propria proposta in modo adeguato.
Il lavoro che siamo chiamati a fare è quindi di integrazione, e libero esercizio, tra i due stili di
pensiero, per favorire la nascita di un’alternativa solida e credibile, sia sul piano della teoria che su
quello della pratica.
E se non succede?
Allora è necessario creare qualcosa che è chiamato in PNL status ideale, uscire fuori dal problema, ma
come?
Creando uno stato alternativo e indipendente, uscendo fuori dal versus tesi ed antitesi, si chiama status
ideale.
Anche perché oggi il pensiero unico non ascolta quello divergente e non c'è possibilità di sintesi o
crescita.
Si parla tanto di Reset, Grande Reset, ma perché vivere passivamente questo cambiamento,
ipotizzando qualcosa di diverso?
Ma perché non farlo noi il nostro personale Grande Reset?
Ne abbiamo tutte le capacità:
in fisica quantistica è chiamato Zero Point Energy.
Lo Zero Point Energy è un punto dove l’energia è zero, dove la somma di materia e anti materia dà
zero, dove spazio e tempo risultano essere zero.

 

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